UN UOMO DA BRUCIARE

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“Per attimi rimango sospeso nel vuoto, giuro qualche volta mi sento perduto. Io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito. Non mi sento vinto.

Volo sul Trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto, poi bestia ritorno…poi ancora sul trapezio a inventare un amore, magari è solo un’ invenzione per non lasciarsi morire ”

Bellissime parole che rivelano il senso di questo lavoro e della vita di Renato.

Era il 1976 quando Renato Zero pubblica un disco molto bello “Trapezio” e dal quale questa settimana estrapoliamo la bellissima “Un uomo da bruciare”

Un uomo da bruciare è una storia qualunque che rispecchia la società dell’epoca ma incredibilmente attuale, infatti il tema del brano verte su convenzioni sociali che imprigionano la libertà dell’uomo nel lavoro, tutti oramai siamo schiavi del lavoro, un occupazione può portare benessere, una sicurezza economica ma non è determinante ai fini della felicità.

Renato si rivolge ad un umile garzone, ma è un messaggio che potrebbe essere destinato a chiunque, a qualsiasi lavoratore.

“Scappa fuggi e salva qualche cosa in te…e non lasciarli fare non diventare un uomo da bruciare”

Questo è il grido di supplica di Renato, si con un buon lavoro si può acquistare un auto nuova, si può aspirare ad una bella donna guadagnandosi il rispetto della mamma venale, una casa da comprare insomma un futuro da invidiare ma Renato avverte che il prezzo da pagare sarà molto alto!

“L’aria, l’aria che respiravi poco tempo fa ha ancora il suo profumo di cose vere, di cose pure di libertà”

La libertà che è un bene prezioso il quale si annulla nel momento in cui ci si dedica completamente alla carriera perché si diventa prigionieri del proprio lavoro.

Il lavoro è una necessità ma non sempre una soddisfazione, sono poche le persone che si ritengono appagate dal proprio mestiere, ma chi svolge un attività appagante deve fare poi i conti con il tempo, con la libertà individuale che inevitabilmente viene a mancare.

Nel brano viene raccontato questo cambio di vita che il garzone si appresta a fare, ma Zero mette in risalto particolarmente un agiatezza conquistata per poter dare una sicurezza alla donna che a sua volta lo premierà offrendosi con slancio quindi ne viene fuori una figura della donna che fortunatamente ad oggi è sorpassata perché le donne hanno conquistato la propria indipendenza economica proprio grazie al lavoro, anche se non possiamo omettere il fatto che esistono ancora quelle figure femminili che cercano il cosiddetto “buon partito” al quale si offrono poi con slancio…basti pensare a quante giovani belle ragazze stanno con uomini molto più anziani di loro ma rigorosamente ricchi, potenti, benestanti….avete mai visto una bella ragazza perdutamente innamorata di un pensionato?

Chissà perchè dei pensionati non si innamorano mai…

Comunque Renato nel brano invita il ragazzo a lasciare quella vita dietro al banco, a fuggire via, a salvarsi a non lasciare che la società lo faccia diventare un uomo da bruciare, la definizione da bruciare è di per se molto forte e rende bene l’idea dello Zeropensiero su questo argomento.

Ancora una volta noto da parte di Renato una visione della donna piuttosto denigrante e dell’uomo martire, un po’ come in altri brani: La vittima e il suo carnefice.

Insomma la canzone è del 1976 eppure è straordinariamente ancora di attualità e da spunto a molte riflessioni.

Vi consiglio di guardarvi il video live di annata che ho postato…un grandissimo Zero!